Ha avuto luogo lunedì 29 aprile 2013, nell’aula magna dell’Istituto Comprensivo “Foscolo”, nell’ambito del Progetto Legalità “100, 1000 passi verso la Libertà” – in rete con il Liceo delle Scienze Umane “24 maggio” di Castroreale e finanziato dall’Assessorato Regionale dell’Istruzione e della Formazione Professionale di Palermo – un interessante cineforum per le classi seconde e terze della Scuola Secondaria di 1° grado, che hanno incontrato il regista del film-documentario “Luce verticale – Rosario Livatino. Il martirio” Salvatore Presti. Quest’ultimo, che ha un passato di importanti collaborazioni RAI e un interesse profondo per la vicenda narrata anche nei suoi aspetti religiosi, ha introdotto la sua opera spiegando com’era strutturata e dando informazioni sulla sua genesi e sul suo personaggio principale, il giudice Rosario Livatino, conosciuto anche come “il giudice ragazzino” e per il quale, dopo essere stato definito da Papa Giovanni Paolo II “martire della Giustizia e indirettamente della fede”, è stato avviato un processo di beatificazione. Dopo l’attenta visione del film-documentario – costituito da molte interviste ai genitori di Rosario, ai suoi colleghi di lavoro, ai suoi vecchi compagni e ai suoi professori, alternate ad una ricostruzione filmica dei fatti accaduti, soprattutto dell’agguato mafioso con il quale il giudice è stato assassinato il 21 settembre del 1990 – gli alunni hanno infine posto numerose domande riguardanti la nascita del documentario o la vita e il lavoro del giudice Livatino, alle quali il regista stesso, che ha studiato a fondo le sue carte, ha intervistato chi lo conosceva, si è documentato sul suo modo di essere e di compiere il proprio lavoro di difensore della legge, ha risposto con cura e precisione. I ragazzi, che avevamo già trattato in classe l’argomento ed erano preparati alla visione del film-documentario, hanno così conosciuto più a fondo la figura di un giudice non meno importante di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino per la tenacia con cui ha lottato contro la mafia e il coraggio di isolarsi nella sua opera per non lasciare altri morti e dolore intorno a lui, consapevole dei rischi che correva. Ciò perché la giustizia umana per Rosario Livatino era segno della giustizia di Dio e proprio per questo si pensa a lui anche come beato. Una figura, quindi, non dimenticare. Grande la soddisfazione per la riuscita dell’incontro da parte del Dirigente Scolastico Prof.ssa Felicia Maria Oliveri e della referente al Progetto Legalità Prof.ssa Michaela Munafò.
Articolo sulla Gazzetta del Sud del 29/04/2013
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