Giulia Florio Alfan de Rivera Costaguti (1909-1989)

Giulia Florio Alfan de Rivera Costaguti (1909-1989)

Una “leonessa” tra i Giusti

Nata a Palermo nel 1909, nella splendida dimora di “Villino Florio” all’Olivuzza, Giulia era l’ultima erede dei Florio, le storica famiglia gli imprenditori siciliani. Suo padre era Ignazio Florio Jr., sua madre l’amatissima donna Franca Florio. Crebbe negli anni più difficili della sua casata. Gli sfarzi della Belle Epoque erano finiti e, nonostante le numerose attività di famiglia, il grande impero dei “Leoni di Sicilia” si stava sgretolando velocemente. Si dice che tale declino fosse dovuto al dolore di Ignazio Florio Jr., che devastato dalla prematura morte dei suoi figli maggiori abbia iniziato a perdere la testa, dilapidando in fretta il suo ingente patrimonio e ricoprendosi di debiti. In queste circostanze Giulia, detta Giugiù, cresceva, accudita soprattutto dalla sorella maggiore Igiea. Dopo il matrimonio di quest’ultima con un nobile di origine toscana ed il successivo trasferimento a Roma, anche Giulia si trasferisce nella capitale. Qui, grazie alla sua fine formazione e alla capacità di parlare le lingue, trova lavoro presso il Ministero degli Esteri e conobbe il suo futuro marito, Achille Afan de Rivera Costaguti, un gerarca fascista. La famiglia Afan de Rivera Costaguti-Florio si stabilì a Roma nello storico palazzo Costaguti, dove visse da vicino l’evoluzione  della Seconda guerra Mondiale e dell’occupazione tedesca. La dimora di famiglia si trovava, infatti,  a ridosso del ghetto ebraico della città, dove vivevano al tempo oltre 8000 persone. La famiglia di Giulia, soprattutto la madre Franca, si era mostrata sempre contraria alla persecuzione  degli ebrei italiani, nonostante l’adesione al fascismo di Achille forse avvenuta per ragioni di convenienza, e il 16 ottobre 1943, quando la Gestapo circondò il ghetto di Roma e bloccò tutti gli ingressi per poi iniziare a radunare tutte le famiglie che vi vivevano, per catturarle e deportarle nel campo di sterminio di Auschwitz, Giulia Florio e suo marito fecero una scelta coraggiosa. Approfittando del fatto che Palazzo Costaguti si trovava a ridosso del Ghetto, ma con l’ingresso principale all’esterno del quartiere ebraico e uno degli ingressi di servizio affacciato su un vicolo dell’area circondata, i due coniugi decisero di lasciare aperta la porticina secondaria e accolsero tutti coloro che, passandosi parola, vi trovarono una via di fuga. Moltissimi uscirono dall’ingresso principale, andando a cercare la salvezza fuori, rifugiandosi da amici e parenti o nei conventi. Chi non aveva dove andare, 16 famiglie di oltre 40 persone, fu invece accolto in casa da Giulia, che ricavò alloggi nelle stanze più nascoste e razionò il cibo. Quando gli ufficiali tedeschi si accorsero che molte famiglie degli elenchi mancavano all’appello, iniziarono a cercare dappertutto e frugando di casa in casa controllarono anche Palazzo Costaguti, ma Achille Afan de Rivera, vestito con la camicia nera e l’uniforme da gerarca, bluffando riuscì ad evitare l’irruzione tedesca e la perquisizione. Per aver contribuito a salvare tutte queste persone da morte certa, nel 2002 Giulia Florio e Achille Afan de Rivera sono stati dichiarati dallo Yad Vashem “Giusti tra le Nazioni” e i loro nomi sono ora incisi nel “Giardino dei Giusti a Gerusalemme” e nel “Giardino dei Giusti” a Palermo, a ricordo del loro gesto coraggioso, di una scelta che ha implicato l’agire in prima persona e lo schierarsi a difesa dei più fragili, anche a costo della propria vita. La figlia Costanza Igea Afan de Rivera Costaguti ne ha raccontato la vita nel libro “L’ultima leonessa. La vita di Giulia Florio, mia madre”. (Biografia tratta da www.palermoviva.it)