Una scia di barchette rosse per riflettere sulla violenza

Nonostante le difficoltà legate al perdurare dell’emergenza Covid-19, anche quest’anno l’Istituto Comprensivo “Foscolo” non ha voluto rinunciare all’occasione fortemente educativa rappresentata dalla “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne” istituita dall’ONU per il 25 novembre. Presso la scuola secondaria di 1° grado “Foscolo”, in particolare, numerose sono state le attività svolte nell’ambito del progetto “Pari Opportunità” coordinato dalla prof.ssa Lara Alesci. Un’intensa mattinata di riflessioni, iniziative e gesti simbolici ha infatti concluso un’intera settimana dedicata nelle classi a lettura di testi, visioni di video e spot, elaborazione di poesie e articoli sul tragico e ormai quotidiano fenomeno dei femminicidi e della violenza di genere. La creatività e l’estro degli alunni nella scuola dell’innovazione e dell’inclusione ha prodotto quindi piccoli slogan, spot e riflessioni scegliendo, attraverso il linguaggio visivo, artistico e grafico, nuovi simboli oltre alle classiche scarpe rosse in ricordo delle donne che non ci sono più. Così, con un innovativo accostamento ideale e simbolico, grazie ad una installazione grafico-artistica di livello notevole realizzata dai docenti di arte Sabina Bruzzese e Felice Trimboli, innumerevoli barchette di carta rosso fuoco – a rappresentare appunto le donne vittime di violenza – hanno formato una scia emblematica, un’onda che dalle classi e dai locali dell’istituto è debordata verso il Museo Didattico “Foscolo” trascinando gli alunni in una performance che ha dato vita e voce in un flash mob alle vite spezzate da chi spesso diceva di amarle. L’onda del cambiamento e la barchetta che non affonda nonostante l’apparente fragilità  sono quindi metafora delle donne e della loro forza interiore. Per ricordare chi non può più parlare e incoraggiare chi può ancora salvarsi denunciando, si è allora scelto l’hastag #superalondadellaviolenza, perchè nell’epoca dei social è importante anche rafforzare il messaggio nella sua essenzialità e, se molte donne non possono più parlare, saranno gli alunni del terzo millennio ad abbattere il silenzio e le violenze per gridare a mani alzate verso il cielo “Noi non affondiamo!” Non è affatto semplice trovare il coraggio di rompere la catena di sottomissione, psicologica o fisica, cui un gran numero di donne è costretta, e il preoccupante fenomeno dei cosiddetti “femminicidi” è solo il punto estremo di un atteggiamento di prevaricazione che parte purtroppo dalla più tenera età con i condizionamenti e gli stereotipi di genere. Rompere tali stereotipi, che portano il genere maschile ad esercitare controllo o violenza sul genere femminile, diventa pertanto obiettivo fondamentale del percorso educativo che la scuola si propone accanto al momento informativo sulle caratteristiche del problema, con la speranza che l’educazione e la conoscenza riescano a eliminare in modo radicale ogni forma di sopraffazione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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